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La mia vasca prima del disastro

Una brutta avventura finita molto bene

Stavolta volevo fare tutto per bene.

Dopo aver iniziato con 30 litri di errori e un 80 litri allestito in fretta e furia per riparare allo sbaglio iniziale, questa volta volevo proprio “godermi” la vasca sognata: l’attesa, la riflessione, lo studio, la passione.

Ho un quadernetto grigio pieno di appunti. Ho trascorso l’estate del 2021 ad appuntarci tutto ciò che poteva servirmi. Eh sì…..questa volta volevo proprio partire con il progetto giusto, ma soprattutto il “progetto giusto” doveva avere le “caratteristiche giuste”. (Peccato non fosse ancora nato Fluvio…..)

La prima cosa che avevo imparato è che non si parte dal comprare la vasca e riempirla, ma dal decidere quale specie dovrà abitarla ed allestirla di conseguenza. Io mi ero innamorata dei Pelvicachromis Pulcher e, nel mio girovagare sul web, capitai sul blog di Zio Pesce e sul suo Sistema Sabbia. Era quello che faceva per me e sarebbe stato l’habitat ideale per i Pelvicachromis Pulcher. Dopo aver letto, riletto, preso appunti ed aver guardato fino all’esasperazione i suoi tutorial, iniziai. Devo ammettere che lo stressai anche parecchio, ma fare la sua conoscenza fu per me una vera fortuna……anzi fu davvero ”provvidenziale”. Ma procediamo con ordine.

Juwel Rio 240, 50 kg di sabbia diametro 0,5/0,6 mm, tantissime piante semplici e a crescita rapida (limnophila sessiliflora, hygrophila polisperma, hydrocotyle leucocephala e tripartita, ludwigia palustris Red, rotala rotundifolia, pogostemon helferi, lobelia cardinalis e qualche anubias da appoggiare sul tronco), rocce “dragon stone. Avevo aggiunto al filtro interno di serie (600 l/h) un filtro esterno da 1100 l/h, una pompetta di movimento e un impianto co2 con bombola ricaricabile con diffusore bazooka. Le led di serie mi ripromettevo di cambiarle con una plafoniera più performante appena avessi “ammortizzato” un po’ la spesa dell’allestimento.

Il progetto nasceva per accogliere la coppia di Pelvicachromis Pulcher e poter ammirare le splendide cure parentali di questa specie. Avevo predisposto cocchi rovesciati e barriere visive a questo scopo. li avrei fatti convivere con una decina di Corydoras Schwartzi e una quindicina di Phenacogrammus Interruptus.

Un bellissimo angolo di verde....... prima del disastro

Tutto procedeva alla grande. Ed io ero super felice: non facevo che guardare la mia vasca “crescere” e prendere forma. In attesa della coppia di Pelvicachromis Pulcher, solo due cose non “giravano” esattamente come avevo sperato: il gruppo di Phenacogrammus Interruptus a due mesi dall’inserimento appariva ancora molto timido e spaventato (durante l’accensione delle luci rimaneva praticamente immobile in una metà vasca) e……le alghe! Di ogni tipo: filamentose, verdi polverose, bba e, soprattutto, le famigerate staghorn (probabilmente inserite insieme a due palline di Marimo che mi erano state regalate in una fiera – prontamente rimosse, ma evidentemente non abbastanza “prontamente”).

I miei adorati Corydoras schwartzi
Un bellissimo maschio di Phenacogrammus interruptus

Per cercare di tranquillizzare i Phenacogrammus Interruptus avevo letto che potevo inserire un gruppo di “pesci rassicuranti”, cioè una specie che, nuotando nella parte alta, rasserenasse le specie più timide e paurose in vasca. Così inserii una quindicina di Tanychtis pinnavelo: errore n.1! (Lo dicevo che mancava Fluvio a cui chiedere consiglio!). Errore per tipo di convivenza e….anche le temperature ideali non erano esattamente compatibili.

Nel frattempo arrivava finalmente la “coppia regina”, quella per cui la vasca era stata allestita: i Pelvicachromis Pulcher!

Coppia che…….non si rivelò una coppia maschio/femmina……

Questa era sicuramente una femmina: corpo compatto, dalla pancia arrotondata ed il tipico colore rosso/violaceo che in fase di corteggiamento e riproduzione è ancora più acceso e marcato. Non è difficile, anche in soggetti giovani, stabilirne il dimorfismo sessuale.
Questo, ad un occhio inesperto, potrebbe sembrare un giovane maschio: il corpo sembra più affusolato e i colori sono nettamente diversi, soprattutto nella zona pelvica. In realtà, è invece una femmina remissiva.

Una volta inseriti in vasca, capii che le femmine non dominanti (è una specie estremamente territoriale) “sbiadiscono” in segno di sottomissione. Ne ebbi la certezza durante un loro acceso “diverbio”: si affrontarono diventando identiche nella forma e nei colori, fino al momento in cui una delle due, perse improvvisamente e nuovamente i colori e si relegò in un angolino della vasca.

Un occhio più attento del mio, invece, avrebbe capito subito che trattavasi di una femmina: la pinna dorsale non è affusolata, ma la parte trasparente è arrotondata, così come la caudale e soprattutto l’anale.

 

Mi misi alla ricerca di un “vero maschio”, con l’intenzione di restituire una delle due femmine, una volta formatasi la coppia.Finalmente dopo un paio di settimane inserii il maschio che, dopo un breve e naturale periodo di ambientamento, fece coppia con la femmina “non dominante”: iniziarono i giochi amorosi e di corteggiamento, accendendosi entrambi nei colori,  “vibrando” durante le loro “danze” e relegando la femmina “perdente” (la ex dominante) in un angolo della vasca (quando si dice il karma…..o “chi la fa l’aspetti”…..).

Il mio maschio VERO!!!

Tutto sembrava andare alla grande. Peccato solo per i Phenacogrammus Interruptus che continuavano a sembrare molto a disagio, nonostante i Tanychtis nuotassero beati sopra di loro e…..quelle maledette alghe (soprattutto le staghorn che erano quelle che mi preoccupavano maggiormente) che sembravano prendere sempre più il sopravvento.

Che fare? Che fa un neofita alle prese con un problema? Sceglie la via facile. Io feci lo stesso. Non avendo nessun “esperto” a cui chiedere consiglio, cercai su internet e la soluzione più facile fu l’antialghe! Sull’etichetta si assicurava “Combatte efficacemente e tempestivamente le alghe. Nessun danno a pesci, piante lumache e caridine”.

Il trattamento prevedeva una dose a settimana per 4 settimane. Dopo la seconda settimana (seconda dose) si iniziavano a vedere i miglioramenti. Dopo due giorni dalla terza dose iniziò l’Apocalisse.

Prima smisero tutti di mangiare e divennero letargici ed apatici, iniziarono a morire le lumache, poi i Corydoras (che manifestavano rossori a chiazze sul ventre e sulle branchie), poi fu la volta dei Tanychtis e dei Phenacogrammus (che presentavano le stesse chiazze dei Corydoras). Iniziarono a morire ad una velocità pazzesca. Tutti.

In preda alla disperazione chiesi aiuto e……Maurizio Vendramini, con immensa pazienza e disponibilità, mi venne in soccorso. Mi diede consigli e mi stette vicino: un grande professionista e un vero amico.

Provammo di tutto per salvarli: cambiavo centinaia di litri a giorni alterni, provammo una cura, ma non ci fu nulla da fare. L’intossicazione (o quello c

 

he fu, perché non sapremo mai quale fu la causa o la combinazione di più cause) ormai era troppo avanzata: evidentemente gli organi interni dei miei pesciolini erano stati irrimediabilmente compromessi. Il racconto sembra comprendere un arco temporale lungo, ma dall’inizio dei sintomi alla morte dell’ultimo pesciolino (gli ultimi a morire furono i Pelvicachromis Pulcher), il tutto insomma, si svolse in sole due settimane. In sole due settimane persi 10 Corydoras Schwartzi, 8 Phenacogrammus Interruptus, 15 Tanychtis e la coppia di Pelvicachromis Pulcher che stava già preparando la  sua tana per riprodursi….

Ogni giorno rientravo a casa dall’ufficio e, piangendo, raccoglievo pesciolini morti……

Quando pescai l’ultimo, mi sentivo così in colpa, addolorata e sfinita che…..quella vasca così desiderata e voluta, ormai, non riuscivo più nemmeno a guardarla…..

Non sapevo che fare, non avevo il coraggio di ricominciare: era bastato così poco e, in un attimo, avevo ucciso decine di pesci. Ero ormai decisa a rivendere l’acquario.

Fu nuovamente Maurizio Vendramini a ridarmi la carica. Devo essere sincera: quando ripulii la vasca a fondo (compresi i 50 kg di sabbia) riportandola allo stato di “nuova”, ci credeva più lui nel rimettere in piedi il progetto iniziale di quanto ci credessi io.

Oggi, a distanza di 4 mesi, la mia vasca è popolata nuovamente da una decina di Corydoras Schwartzi, 18 Hypessobricon Bentosi (al posto dei Phenacogrammus) e da una coppia di Pelvicachromis Pulcher che, dopo una sola settimana dall’inserimento, si è riprodotta. Finalmente ho assistito alle incredibili cure parentali che questa specie adotta verso i suoi piccoli. Ne valeva davvero la pena.

La rinascita dopo l'uragano: la mia vasca oggi
I miei Hypessobricon Bentosi e le piccole Platy che hanno fatto da “pesci - pioniere” quando…..non avevo il coraggio di ripopolare la vasca…..
La “prima uscita” degli avannotti con mamma e papà.
I piccoli compiono 1 mese.

La morale è più di una e spero di farne tesoro:

La via più facile, in acquariofilia, non è mai la migliore.

Armati di pazienza e lascia lavorare la “natura”, che ha i suoi tempi.

Quando pensi di sapere, rimettiti a studiare: non solo c’è sempre qualcosa in più da imparare, ma è bellissimo farlo.

E, soprattutto, “non si molla mai……nemmeno di un litro…..perché quella sarebbe la mia vera sconfitta” (cit. zio Pesce).

 

Foto e Testo: © Debora Riga per Zio Pesce.blog – ogni riproduzione vietata

 

Questo articolo ha un commento

  1. Massimo

    Articolo molto interessante, (l’ho letto avidamente, nemmeno fosse un giallo), la cui lettura andrebbe consigliata ad ogni appassionato di questo meraviglioso hobby.
    Condivido pienamente (nel mio piccolo), questa massima: “Quando pensi di sapere, rimettiti a studiare: non solo c’è sempre qualcosa in più da imparare, ma è bellissimo farlo”.
    Vi sono grato per averlo condiviso, considerando inoltre, che anche io, stavo per fare lo stesso errore!

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