CORYDORAS PALEATUS.
Un simpatico baffone
Uno tra i rappresentanti più comuni del genere, il Corydoras paleatus, diffuso nel Brasile sudorientale fino all’Argentina, nel bacino idrografico del Rio de la Plata (fiumi Paranà e Uruguay), vive in gruppi numerosi delle acque correnti (anche forte) con fondali sabbiosi o ciottolosi con fondo di sabbia e sedimento; ciò non di meno popola anche acque laterali e stagnanti ma sempre in contatto con l’asta principale del corso d’acqua durante la “rainy season”.
Cenni sull’alimentazione
Mai e poi MAI trascurare le esigenze alimentari de nostri amici baffuti.
I Corydoras in generale DEVONO mangiare molto TUTTI i giorni: di base sono carnivori e in natura si nutrono prevalentemente di larve e invertebrati bentonici che individuano grazie ai sensibilissimi barbigli, setacciando la sabbia e il sedimento del fondale.
Non disdegnano forme vegetali/algali, soprattutto se morte e popolate da microfauna.
In acquario quindi non dovremo mai far mancare quotidianamente del buon gnaulato affondante e soprattutto pasticche per pesci di fondo, in particolare quelle che si sfaldano lentamente così come Chironomus e Artemia congelati (almeno 2/3 volte la settimana).
Evitare come la peste i fiocchi e soprattutto pasticche a base vegetale o Wafer che sono fatti per i Loricaridi, NON per i Corydoras!!!!
Nutrendoli bene poi non sarà difficile ottenere la loro riproduzione.
Un po’ di biologia
Vive bene con temperature comprese tra i 15 e i 25C° e alle nostre latitudini può svernare anche sotto il ghiaccio.
È pertanto da annoverare tra i pesci di acqua temperata e NON tropicale.
In acquario raggiunge e talvolta supera gli 8 cm di lunghezza, ma si parla di femmine bene alimentate e allevate in spazi grandi.
La sua livrea è grigio marmorizzata e in esemplari adulti ben gestiti sviluppa piccole iridescenze azzurre.
Allevato in cattività da decenni, è stata selezionata una varietà albina, anch’essa molto comune tra gli appassionati.
Come tutti i Corydoras deve essere allevato in gruppi di almeno 6/8 esemplari, in vasche non inferiore ai 60/80 L con fondo fine e forte corrente. Se si vuole ottenere la sua riproduzione che è un evento molto frequente, la cosa migliore sarebbe avere una sex ratio del 70% a favore dei maschi.
Gli avannotti sono tra i più semplici da allevare rispetto ad altre specie del genere e possono essere nutriti dopo il riassorbimento del sacco vitellino con fine mangime secco polverizzato e imbevuto d’acqua. Ma se si vuole ottenere uno sviluppo più veloce i naupli di artemia appena schiuso sono ineguagliabili.
L’habitat
La vasca ideale dovrebbe avere numerosi nascondigli come legni e noci di cocco spaccate, ben piantumato e un pH compreso tra 6 e 8 e GH fino a oltre 20.
Come coinquilini scegliere compagni di vasca non aggressivi ed irruenti; consigliabile un potente filtraggio con forte corrente e una capienza minima intorno ai 60/80 L, meglio se più grande in considerazione delle dimensioni che raggiungono gli adulti.
Optiamo sempre per un fondale costituito da sabbia fine (vedi Sistema Sabbia: https://ziopesce.blog/sistema-sabbia-new-age-aquarium/) inferiore al mm di diametro; sconsigliato il classico ghiaietto e decisamente da evitare lapillo vulcanico o rocce laviche: queste rocce possono ferire i delicati organi di senso rappresentati dai barbigli e farli infettare con il rischio che una corrosione li faccia regredire.
Preciso che se la corrosione non ha attaccato le parti germinative intorno alla bocca, con una cura apposita e il miglioramento delle condizioni igieniche del fondo, i barbigli possono ricrescere.
Per questo è importante effettuare cambi parziali del 20/30% un paio di volte al mese, cosa che aiuterà anche a stimolare la deposizione delle uova come vedremo in seguito.
Sottolineo che la maggior parte degli esemplari che troviamo in negozio ha pochi mesi di vita (un allevatore professionista in gamba porta in soli 3 mesi questa specie dai 5 mm di lunghezza quando nascono ai 3 cm della taglia commerciale).
E’ un classico pesce di acque temperate e elemento ideale per vasche non riscaldate.
Come per tutti gli appartenenti al genere, necessita di alimentazione abbondante e proteica: pasticche, granuli, e cibo congelato; evitare le pastiglie vegetali, poco nutritive per loro, sebbene non disdegnino la verdura bollita.
La Riproduzione
Generalmente tutti i Corydoras si riproducono durante la stagione delle piogge, ed è proprio imitando questo particolare periodo dell’anno che avremo più facilità nell’ottenere la deposizione delle uova.
In ogni caso riprodurre questa specie non è assolutamente difficile e in vasche ben equilibrate a volte troviamo degli avannotti già cresciuti.
Non di rado i riproduttori lasciano le uova appiccicate ai vetri da cui possono essere delicatamente raccolte con l’ausilio di una lametta, essendo fortemente adesive.
Andrebbero poi poste con cura in una apposita nursery a rete o meglio ancora in un piccolo acquario predisposto ad hoc: se durante la raccolta delle uova dovessero entrare in contatto con l’aria non preoccupatevi poiché ciò non pregiudica la schiusa.
Se però abbiamo intenzione di organizzare una riproduzione razionale e non spontanea, per avere un cospicuo n. di pesciolini occorre predisporre un piccolo acquario di circa 30 L, con fondo fine e piante con foglie larghe come Echinodorus e Anubias.
Inseriamo un paio di femmine ben gonfie di uova e alcuni maschi.
I valori dell’acqua dovrebbero essere quelli della vasca di provenienza. Una buona corrente è utile a simulare la stagione delle piogge che andremo ad imitare facendo un cambio del 70/80% con acqua di temperature inferiore da 5 a 10 gradi, preferibilmente solo osmotica.
Se i pesci sono ben nutriti e si trovano a proprio agio, al 90% il giorno successivo vedremo i nostri Corydoras paleatus letteralmente impazziti andare su e giù per la vasca con in maschi a caccia delle femmine: al momento buono le loro pinne pettorali stringono il muso della femmina nella classica posizione a “T” e in questo preciso momento avviene la fecondazione!
Le uova vengono raccolte nelle pinne ventrali della femmina che provvederà ad appiccicarle sul substrato più idoneo, preferibilmente foglie larghe di piante acquatiche e vetri.
Finita la deposizione i riproduttori vanno allontanati.
Una femmina di medie dimensioni può produrre fino a 300 uova (che possono arrivare fino a 500 in caso di soggetti di grandi dimensioni), un buon 10/20% delle quali rimane infecondato, imbiancando, segno inequivocabile della loro morte.
La schiusa avviene in 3/6 gg in base alla temperatura: ne sgusciano piccole palline con coda occhietti e baffoni, esserini buffissimi che cercano di nuotare e scappare ne luoghi più bui della vasca.
Altri 3 o 4 gg per il riassorbimento del sacco vitellino e cominceranno a nutrirsi: il cibo più indicato che consente una crescita più veloce e le minori perdite sono sicuramente i naupli di artemia appena schiusi, ma ottimi risultati si ottengono con il tuorlo di uovo sodo (attenzione che inquina molto) e mangimi secchi polverizzati e imbevuti d’acqua.
La loro crescita è rapidissima se confrontata con gli avannotti di altri appartenenti al genere e se nutriti a dovere e in ottime condizioni igieniche (non possiamo prescindere da cambi frequenti e abbondanti) nell’arco di 3 o 4 mesi avremo la nostra squadriglia di Corydoras paleatus made in Italy😃
Conclusioni
Abbiamo conosciuto in queste righe qualche cosa in più della biologia di queste comunissime creature (che ricordo NON essere pesci pulitori BENSI’ pesci che si nutrono sul fondo e anche tanto), per garantire a questi preziosi amici del fondale che mantengono sgombro da avanzi e sedimento con la loro costante filtrazione della sabbia una vita migliore e perché no, anche una nutrita schiera di pargoli.
Un abbraccio a tutti dallo Zio😉
© testo e foto Maurizio Vendramini per Zio Pesce Blog – ogni riproduzione vietata