Al momento stai visualizzando Otocinclus – Un folletto in acquario
Gruppo di Otocinclus

Otocinclus – Un folletto in acquario

Chi sono gli Otocinclus?

Piccoli, simpatici, buffi, corazzati, mangia alghe………. i principali aggettivi che noi appassionati appioppiamo a questi piccoli rappresentanti della grande famiglia dei Loricaridi conosciuti in lingua anglosassone come Suckermouth Catfish ; proprio come li chiamano gli inglesi la loro principale prerogativa è di “ciucciare” i substrati per nutrirsi di biofilm e microalghe che ricoprono tutti i substrati sommersi.

Abitano le acque correnti della zona andina del Sud America con un ampio areale di diffusine che va dal Venezuela al Nord dell’Argentina.

Popolano in gruppi numerosi i bassi fondali di piccoli stream di foresta vicino la riva e con vegetazione sommersa; non si trovano lungo le aste principali dei corsi d’acqua.

Spesso presente nei miei acquari (oggi abita la parte bassa nello Stream sebbene capita risalgano fino alla parte alta per trovare nuove fonti di cibo), fu acquistato nell’intento di dare un contributo concreto al contenimento della crescita delle alghe.

In quegli anni (siamo intorno alla prima metà degli anni ’80)  CO2 e l’acqua osmotica erano quasi sconosciute e per ridurre la durezza si usava acqua demineralizzata tramite resine a scambio ionico.

Ovviamente le piante stentavano, gli aeratori erano assolutamente un “must” e   le alghe proliferavano.

Poco comuni anche gli E. siamensis, sicuramente fra i migliori alghivori, e quindi   le armi biologiche che noi poveri acquariofili degli anni ’80 avevamo a disposizione erano  i Gyrynocheilus e i Loricaridi, come Ancistrus, Plecostomus e i piccoli Otocinclus…………. Ma essendo così piccoli in una vasca di 100 di litri ne sarebbero occorsi almeno una ventina per sperare di avere qualche risultato. Ingenuamente si pensava che un piccolo mangia alghe avrebbe potuto in ogni caso contrastare la crescita algale.

Otoncinclus su alghe: per il loro benessere non devono mai mancare

La loro biologia

Esserini simpatici e delicati subiscono molto spesso la poca conoscenza della maggioranza delle persone che li ha in vasca: non avendo ben chiara le loro necessità alimentari, sono spesso sottoalimentati ed è proprio questo il motivo per il quale in molti acquari non sopravvivono che per pochi mesi.

Per poter sopravvivere a lungo necessitano principalmente di una ricca copertura algale, poiché le sole pasticche per pesci vegetariani non riescono a soddisfare al 100% le loro necessità alimentari. Pertanto per queste creature sarebbe opportuno dare spazio a qualche “alghetta”.

Da evitare il loro inserimento in vasche non mature e prive di biofilm cioè senza quella presenza di micro particelle vegetali e animali che caratterizzano gli acquari avviati da diversi mesi o da anni.

Se non riescono a trovare alimentazione adeguata, non sopravvivono che qualche settimana o alcuni mesi al massimo

Gli Otocinclus sono un po’ sofisticati e prediligono le alghe le verdi incrostanti o quelle patinose (per intenderci le Diatomee e NON i Cianobatteri….. purtroppo); pertanto alghe verdi filamentose o a pennello non vengono intaccate dalla loro azione! In ogni caso risultano utili, se in numero sufficiente, a completare l’azione di altri alghivori: abbinati ad esempio alle Caridina japonica sono in grado di neutralizzare buona parte elle specie di alghe che possiamo incontrare in vasca: unico problema le dimensioni rotte di entrambe le specie in che implica l’utilizzo di diversi soggetti ogni 10 L di acqua.

Anche gli Otocinclus come per altre creature alghivore, se attanagliati dai morsi della fame, possono produrre piccoli “buchi” nelle foglie tenere di piante squali Echinodorus, Hygrophyla e altri generi dalle foglie “morbide”.

Per evitare tale inconveniente, proporzionalmente al numero di esemplari allevati, è sufficiente distribuire delle compresse di mangime a base vegetale o verdura bollite: particolarmente gradite le fettine di zucchine. Pesci timidi e dalle limitate esigenze, crepuscolare, ben si adattano alla vita di acquario con altre specie pacifiche.

Per quanto pacifici, in alcune occasioni ho osservato un comportamento “parassitario” da parte di uno o più esemplari di Otocinclus su pesci morenti o “piatti” quali Scalari e Discus.

Un pesce morente è una buona fonte di proteine come del resto il muco della pelle di pesci di maggiori dimensioni; con tutta probabilità tale comportamento può essere ricondotto ad una dieta insufficiente o povera di sostanze nutritive; per questo ed altri motivi non sarebbe consigliabile inserire i piccoli Otocinclus in vasche popolate da Discus:

1° il pericolo che i poveri Discus, notoriamente lenti, non riescano a scrollarsi di dosso gli Otocinclus che come delle zanzare tormentano costantemente i grossi Ciclidi: a lungo andare, oltre che a procurare lesioni e ulcere cutanee, inducono nei Disscus un forte stato di stress, con conseguente insorgenza di varie patologie a carico di questi ultimi.

2° Discus e Otocinclus provengono da ambienti diversi: i primi da acque più profonde, calme e con temperature più elevate (anche se voglio ricordare che in natura a seconda delle stagioni, le temperature nelle acque popolate da Discus possono scendere anche a 24°C). I secondi, variabilmente da specie a specie, popolano i ruscelli con acque fresche e veloci; se non ricordo male su un numero della rivista tedesca Acquarium Oggi (oramai un cimelio storico) in un articolo a loro dedicato, in un reportage di spedizione furono trovati Otocinclus in ruscelli di acqua chiara con temperature intorno ai 16°C.

Ho potuto constatare personalmente la veridicità di queste osservazioni poiché se allevati costantemente al di sopra dei 25°C, gli Otocinclus non vivono a lungo e raramente superano l’anno di vita. Viceversa se passano l’inverno a temperature oscillanti tra i 15 e i 20°C, sono animaletti che possono vivere diversi anni: se la memoria non mi inganna in queste condizioni sono riuscito a mantenere uno di questi piccoletti per circa 4 anni, ma ci sono appassionati che hanno questi pesci ancora più vecchi.

 

Spesso di giorno amano riposare sulle foglie.

La riproduzione: difficile ma possibile

Le temperature meno elevate sono di stimolo anche per la riproduzione; la stagione delle piogge nei loro luoghi di origine, apportatrice di nuova linfa vitale, è un vero e proprio invito a nozze per moltissime specie di animali.

Non ho mai avuto tale soddisfazione ma da testimonianze di amici appassionati e da alcuni testi, parrebbe che gli Otocinclus si riproducano con modalità simili a quelle del genere Corydoras.

Dopo qualche settimana di abbondante alimentazione, che aiuta le femmine nella maturazione delle uova, dovrebbe essere sufficiente un cospicuo cambio parziale (anche fino all’80%) costituito da acqua osmotica fresca, per indurre i riproduttori all’accoppiamento.

Avere un gruppo numeroso di esemplari equivale ad aumentare la percentuale di realizzazione dell’evento. Se tutto procede per il verso giusto dopo alcune ore dall’introduzione dell’acqua nuova a simulare la stagione delle piogge, i maschi cominciano a fremere e come impazziti, guizzano freneticamente per tutta la vasca alla disperata ricerca di una femmina per accoppiarsi e deporre le uova. Dopo circa 3 giorni dalla deposizione sgusciano gli avannotti che devono essere nutriti con mangime finissimo e con alghe fatte sviluppare su pietre preventivamente esposte a forte radiazione luminosa. Importante che nella vasca in cui si riproducono sia presente il biofilm, il cosiddetto “Aufwuchs” per garantire un corretto apporto alimentare gli avannotti.

Un Otocinclus che in compagnia di C. panda bruca una compressa di cibo

Il retino un potenziale pericolo!!!

E’ doveroso prestare la massima attenzione quando li catturate poiché capita sovente che le piccole setole rigide che circondano l’apparato boccale si incastrino nel nelle maglie del retino impedendo agli Otocinclus di liberarsi. In tali circostanze è meglio lasciare il retino in aquario: in pochi minuti il piccolo amico dovrebbe a disincagliarsi. Se ciò non dovesse avvenire dobbiamo intervenire noi: con la massima cautel, mantenendo il pesce sott’acqua, lo si deve tirare delicatamente fino a disincagliarlo.

Un particolare della bocca degli Otocinclus

Al fine di evitare simili problematiche, quando dobbiamo catturare un Otocinclus scegliamo per catturarli retini con tessuto a maglie fini.

Con questa ultima accortezza penso di aver riportato in modo completo la mia esperienza con questi simpatici e piccoli amici dalle poche esigenze che però dovremmo rispettare per dare loro una lunga permanenza nelle nostre vasche.

 

Foto e Testo: © Maurizio Vendramini per Zio Pesce.blog – ogni riproduzione vietata

Lascia un commento

Questo sito è protetto da reCAPTCHA, ed è soggetto alla Privacy Policy e ai Termini di utilizzo di Google.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cerca nel sito web Scrivi e premi invio per cercare