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Corydoras sterbai: il Re timido dei fondali

Un’esperienza riportata sulla rivista Aquarium del 2000, un punto di riferimento per chi si accinge ad allevare questa specie e che desidera approfondire la sua biologia per mantenere in salute questi bellissimi, affascinanti e misteriosi animali, la cui riproduzione come vedremo, sebbene non cosi semplice come altri Corydoras, può essere alla portata dei veri appassionati al genere.

Un tuffo nella vita intima del Re dei Corydoras.

Corydoras sterbai che nuotano vicini: a destra più grossa la femmina, gli altri 2 in foto sono maschi

Un primo incontro sfortunato

E’ da quando ho un acquario, che nelle mie vasche non sono mai mancati quei simpatici pesci gatto appartenenti alla famiglia dei Callichthydi il cui nome ricorda vagamente in spagnolo maccheronico un corridore messicano.

Avrete tutti certamente capito che sto parlando di alcuni fra i più comuni pesci d’acquario, cioè i famosissimi Corydoras, volgarmente chiamati pulisci fondo (ma vedremo in seguito che ciò è assolutamente falso), da alcune fanciulle della mia famiglia più semplicemente chiamati “topolini”, a causa del loro aspetto che ricorda non poco i piccoli roditori: un musetto appuntito e 2 baffoni (che in verità sono 3 paia di barbigli, strumenti indispensabili per pesci grufolatori di fondo) legittimano appieno questo paragone.

I più comuni rappresentanti della famiglia sono Corydoras Aeneus e Paleatus, presenti nelle mie vasche; possiedo anche un gruppo di 5 piccolissimi C. Pygmaeus (graziosissimi) e dalla fine dello scorso anno, uno dei più belli, se non il più bello, fra tutti i Corydoras: C. Sterbai.

Conoscevo questa specie già da diverso tempo, ma sinceramente il prezzo abbastanza elevato e la scarsa disponibilità nei negozi mi avevano sempre fatto desistere dal suo acquisto.

Incoraggiato però da un negoziante di Milano, acquistai una coppia. Conscio del fatto che comunque i Corydoras sono pesci di branco, e visto che volevo tentarne la riproduzione, durante un viaggio in Svizzera, ne presi altri 8: i pesci furono inseriti in busta con l’ossigeno verso le 16, ma furono messi in vasca solo alle 21. A causa di impegni di lavoro che mi avrebbero portato lontano dal negozio, decisi l’acquisto nel primo pomeriggio, dato che sapevo che pesci “ossigenati” e in numero limitato stanno tranquillamente 24 ore (se non più) nei sacchetti.

Una leggerezza questa che mi sarebbe costata ben 6 degli 8 pesci: un vero e proprio disastro, che avrebbe scoraggiato chiunque; in effetti ero proprio incavolato, per non dire poi la perdita pecuniaria vera e propria, insomma peggio di così non si poteva: oltre al danno anche la beffa.

Fatto sta che molto onestamente e molto cortesemente il negoziante me ne risarcì 4 (in fondo fu un mio errore): ottenni così il mio bel branchetto di Corydoras Sterbai: 2 femmine (di cui una gigantesca che raggiungeva i 7 cm) e 4 maschi.

Soffermiamoci ora per qualche minuto sul mio errore.

Dunque forse non tutti sanno che i Corydoras, se fortemente spaventati, emettono una sostanza estremamente tossica, in grado letteralmente di fulminare in un paio di secondi gli altri pesci; è successo più di una volta anche con C. aeneus o paleatus che inseriti nella busta di trasporto con altri generi, questi ultimi abbiano subito gli effetti mortali di queste tossine; per cui quando fate acquisti evitate di farvi inserire nel medesimo sacchetto dei Corydoras altre specie: potreste avere brutte sorprese.

Ma queste tossine se raggiungono concentrazioni elevate, uccidono, seppur più lentamente, i Corydoras medesimi: i miei Sterbai sono morti anche dopo 24 ore di agonia.

In particolare gli Sterbai sono forti produttori di queste sostanze e già dopo qualche minuto dal trasferimento nel sacchetto, qualora lo facessimo agitare o vi introducessimo una porosa o un forte getto d’acqua, verrebbe prodotta una densa schiuma, alta anche qualche cm (personalmente ho avuto questa esperienza dopo circa mezz’ora di trasporto e devo dire che una schiuma tipo “lavapiatti” dove stanno i tuoi pesci non è una bella cosa da vedere).

Per cui mi raccomando, qualora decideste di acquistare questi bellissimi pesci, cercate di non farvene inserire troppi nella medesima busta: potrebbe essere un errore fatale; è vero anche che fortunatamente non è sempre così ed è molto più comune tra i pesci di cattura che fra quelli allevati, ma io cercherei di fare tesoro delle esperienze negative altrui.

Un po’ di biologia.

Corydoras sterbai è facilmente confuso con C. haraldschultzi: entrambi maculati di bianco e nero, entrambi con le pinne pettorali e dorsale di colore giallo.

La principale differenza che contraddistingue le due specie, si può riscontrare nella colorazione della testa: in C. sterbai abbiamo uno sfondo nero con puntini e macchie bianche, mentre in C. haraldschultzi abbiamo uno sfondo chiaro con punti e macchie nere; inoltre, ma questa è una considerazione del tutto personale, C. haraldschultzi ha un profilo visibilmente più fine e una corporatura meno massiccia.

E’anche usuale che uno sia venduto per l’altro e che addirittura vengano offerti sul mercato nella stessa vasca con la medesima denominazione: sta a noi cercare di individuare la specie che ci interessa e possibilmente acquistarne un gruppo di 6/8 esemplari.

  1. sterbai è originario della parte superiore del Rio Guapore, un fiume che scorre tra Columbia e Brasile. Particolarmente gregario, dovrebbe essere allevato in vasche relativamente capienti (almeno 100 L) con acqua pulita, pH da neutro ad acido e durezza da media a tenera; per quanto riguarda la temperatura, in bibliografia si legge 21/25°C, sebbene spesso si trovino in condizioni ottimali anche in compagni di Discus e quindi in vsdche decisamente più calde.

Sono animali che hanno bisogno un minimo di spazio per nuotare e quindi non vanno molto d’accordo con vasche stile “jungla intricata”; agli amanti del giardino subacqueo che desiderino allevare questi “signori” dei fondali, consiglio di creare una piccola zona con scarsa vegetazione dove questi simpatici animali abbiano la possibilità di muoversi con comodità. Sono pesci veramente molto belli e a dispetto delle dimensioni (le femmine raggiungono anche gli 8 cm di lunghezza), non sono dei “caterpillar” come i cugini Aeneus e non hanno la pessima abitudine di sradicare le piante appena immesse: hanno movenze eleganti e ogni movimento che fanno sembra quasi venga prima studiato e pensato. Una cosa particolare che ho notato è che su un prato di Tenellus, qualora si somministri il mangime, gli Sterbai seguono sempre sentieri predefiniti per raggiungerlo attraversando generalmente i “corridoi” meno folti; la cosa buffa è che arrivano in fila indiana dai loro punti di riposo (generalmente i più bui, dato che oltre a tutto sono pure molto timidi: i miei approfittano della prima parte del filtro, in quanto privo di griglie e che hanno eletto come luogo per la siesta).

Spazzini? No, grazie!!!

Come brevemente accennato nelle righe precedenti, tutte le specie di Corydoras che sono comunemente chiamate “pesci spazzino”, sono tutt’altro che spazzini: sono semplicemente pesci che l’evoluzione ha portato a sviluppare un apparato boccale verso il basso, una conformazione quindi adeguata a ricercare nutrimento sul fondale dove grufolano nella melma e nel fango alla ricerca di quegli organismi come anellidi e larve acquatiche di insetti che nel detrito trovano rifugio e sostentamento. Guarda caso però questi esseri sono anche molto nutrienti e questo fatto all’appassionato è una cosa che non deve assolutamente sfuggire perché, come vedremo in seguito, è proprio il tipo e la quantità di cibo uno dei fattori determinanti per scatenare l’attività riproduttiva dei Corydoras.

Troppe volte ho sentito appioppare tale appellativo, decisamente riduttivo per descrivere questi simpaticissimi pesci, in maniera generalizzata e fuorviante e che spesso porta l’acquariofilo medio ad un totale disinteresse per le esigenze, seppur minime, degli appartenenti al genere.

Non di rado succede che per giovani esemplari ritenuti semplicemente “netturbini”, si prospetti una breve vita, fatta di stenti e di digiuni, in vasche dove non viene somministrato cibo a sufficienza o per il timore di sporcare l’acqua o semplicemente perché pesci veloci, come Caracidi e Ciprinidi, riescono a consumare tutto prima che questo raggiunga il fondo: così li vedremo dimagrire a vista d’occhio e spegnersi nel giro di qualche settimana; per i più tale evento rimarrà un mistero, convinti che tanto sono “pulitori di fondo”, delle specie di “aspirapolveri” in grado di nutrirsi di qualsiasi (ma proprio qualsiasi) particella solida che si depositi sul nostro ghiaietto.

Ma……. I Corydoras NON mangiano CACCA!!!!

In particolar modo sono proprio gli Sterbai ad essere molto sensibili a carenze alimentari, in quanto data la loro relativa mole, abbisognano in proporzione una maggiore quantità di cibo. Necessità questa che diventa impellente qualora decidessimo di tentarne la riproduzione. Sarà stato un caso che la sera precedente la prima riproduzione a cui ho potuto assistere, si siano fatti una scorpacciata a base di avannotti di Ramirezi!!!!!!!!!!

Senza però andare a ricercare tali “prelibatezze”, sarà opportuno fornire una dieta che comprenda vari tipi di surgelati (in particolare larve di Culex per un paio di settimane), per fornire un ulteriore stimolo ai pesci.

In conclusione desideravo proprio sottolineare che per mantenerne inalterati i colori e la vivacità, questi pesci hanno bisogno veramente di un quantitativo “esagerato” di nutrimento, pertanto quando abbiamo degli Sterbai in vasca, non lesiniamo sulle somministrazioni di mangime; parimenti non si deve fare economia sui cambi d’acqua, anch’essi di fondamentale importanza, in particolare, come vedremo in seguito, durante le fasi di accrescimento dei piccoli, che sono molto delicati.

La vasca ideale

Sebbene questi simpatici pesci siano adatti a qualunque tipo di acquario e, da adulti, non abbiano particolari esigenze per quanto riguarda i valori biochimici (se non la scarsa presenza di sostanze azotate), vorrei dare di seguito alcune indicazioni di massima per creare un habitat ideale alla vita di Corydoras sterbai.

Come anzidetto evitiamo di tenerli in acquari con capacità inferiore ai 100 l: sono animali che soprattutto di notte amano nuotare e girovagare per la vasca. In teoria si dovrebbe fornire loro un sufficiente movimento d’acqua, e un potente filtraggio, dato che amano stazionare in corrente, sebbene nella mia vasca tale movimento sia praticamente assente. Un suggerimento: non inserire mai meno di 5 esemplari: gli Sterbai sono pesci di branco e sono anche molto timidi e se li teniamo in numero esiguo, si rischia di non vederli mai…………se non di notte!

Il fondo dovrebbe essere costituito da sabbia fine, che gli Sterbai amano “filtrare”: ne ingoiano grosse quantità, e poi, una volta trattenute le particelle nutritive, fanno fuoriuscire dalle branchie i granelli a piccoli getti, in modo veramente buffo.

Potete approfondire l’argomento su vasche gestite con fondo di sabbia a questo link:

https://ziopesce.blog/sistema-sabbia-new-age-aquarium/

oppure dare un’occhiata al canale You Tube:

https://www.youtube.com/watch?v=hXOqdrP2-Us

Non necessitano di abbondante vegetazione, hanno però bisogno di molti nascondigli dove trovano riparo durante il giorno o se sono spaventati: grosse foglie, legni e pietre dalla superficie liscia (evitiamo la lava) svolgono egregiamente questa funzione.

Frequenti sifonature e cambi parziali sono basilari per mantenere pulito il fondo dove i pesci grufolano; difatti mangiando molto, l’acquario può presto caricarsi eccessivamente di cataboliti e gli Starbai amano invece un’acqua molto pulita.

I compagni di vasca ideale possono essere Ciclidi Nani o altri piccoli pesci pacifici e poco veloci, come Betta o Colisa, per non creare un’eccessiva competizione alimentare.

Un aspetto interessante che hanno questi pesci è la particolare sensibilità di fronte alla presenza umana, nel senso che non si addomesticano mai!!!!!! Durante le somministrazioni di mangime generalmente i pesci d’acquario fanno ribollire l’acqua non appena ci avviciniamo, incuranti del fatto che siamo centinaia di volte più grandi di loro e potenzialmente pericolosi; i Corydoras sterbai, ancor più marcatamente degli altri appartenenti a questo genere, sembrano comparire dal nulla (cioè dai loro nascondigli) solo dopo qualche minuto che abbiamo somministrato il cibo, mantenendo sempre e comunque un comportamento oserei dire quasi riflessivo (non si catapultano cioè sul mangime) ed è sufficiente avvicinarci maggiormente al vetro, magari per poterli osservare più da vicino, che guizzano in un batter d’occhio verso il rifugio più prossimo. E’questa una caratteristica presente sia nei riproduttori selvatici (comprensibilissimo) che negli avannotti, che nei giovani

 semi adulti. Mi sorge allora spontanea una domanda: tale comportamento è dovuto solo all’estrema timidezza di questi pesci o ad un forte istinto di conservazione che li fa scappare dai nemici? Sinceramente non so quale delle due sia la risposta giusta………….o forse entrambe corrispondono al vero, di sicuro comunque un fatto c’è: ed è che durante le fasi dell’accoppiamento che ho potuto fotografare, era sufficiente un minimo movimento o un mio avvicinamento alla vasca in modo troppo rapido o con approccio sbagliato, che i pesci, magari proprio sul più bello, andavano letteralmente ad imboscarsi, lasciandomi lì, come un baccalà; i Ramirezi, invece, comprendendo la mia frustrazione, si avvicinavano, come se volessero incoraggiarmi e consolarmi; ovviamente dietro a questa interpretazione poetica, sapevo che i Ciclidi Nani aspettavano solo che dessi loro del cibo, magari qualche succulento Chironomus!

Tornando ai nostri Cory, forse è anche questo uno dei comportamenti interessanti che mi affascinano in queste creature: il fatto cioè di rimanere “selvatici”.

Un maschio affianca la femmina e la stimola con i barbigli
La riproduzione

Una volta quindi create le condizioni ideali per la vita di questi pesci, teoricamente non è nemmeno difficile ottenerne la deposizione: acqua pulita e cibo abbondante e nutriente sono premesse irrinunciabili per questo scopo, gli altri fattori su cui possiamo lavorare sono innanzi tutto la distinzione dei sessi, che in questa specie non risulta essere particolarmente marcata. Come per gli altri Corydoras, la femmina risulterebbe avere i raggi delle pettorali più corti e le pinne ventrali arrotondate, oltre a maggiori dimensioni. Un ulteriore aiuto consiste nell’introdurre i presunti riproduttori in una bacinella bianca, in modo da avere una prospettiva dei pesci dall’alto: generalmente è così più facile valutare la misura dei raggi pettorali ma soprattutto, tale prospettiva, ci consente una più precisa analisi dei fianchi, che nelle femmine adulte sono nettamente tondeggianti.

Abbiamo ora così i nostri maschi e le nostre femmine, che conviene inserire in una vasca di capienza non inferiore ai 50 L, arredata con qualche pianta a foglie grandi tipo Echinodorus e sabbia fine e pulita; i valori dell’acqua in questo momento non sono particolarmente importanti e una durezza media e pH neutro sono preferibili. E’necessario a questo punto entrare nell’ordine di idee di mettere i pesci letteralmente “all’ingrasso”: solo in questo modo prepareremo i pesci all’accoppiamento, quando però verrà ritenuto opportuno da loro. La maggior parte degli Sterbai che ritroviamo in commercio sono selvatici (al tempo in cui scrissi l’articolo, nel 2000 ora non più fortunatamente – ndr) e questa prerogativa viene mantenuta anche in cattività, nel senso che il loro istinto li porta a riprodursi nel periodo che coincide, nel loro paese di origine, alla stagione delle piogge, praticamente da dicembre a marzo. Infatti i pesci che ho acquistato agli inizi di dicembre, dopo un paio di mesi di iperalimentazione, hanno iniziato a riprodursi regolarmente ogni 10 giorni da metà febbraio alla fine di marzo; sarà stato un caso? Non saprei, anche perché, sebbene preferissero deporre dopo i regolari cambi parziali, è vero anche che deponevano a loro discrezione e a temperature intorno ai 28C°, presumibilmente eccessivamente elevata, considerata la provenienza e le notizie in bibliografia.

E’ consigliabile avere un gruppo di riproduttori con una maggiore presenza di maschi, anche se personalmente ho utilizzato 2 maschi ed una femmina. Le cause scatenanti l’attività sessuale non le ho individuate con precisione, sebbene non penso siano differenti da quelle di altre specie di Corydoras: cioè un periodo di nutrizione sostanziosa e un forte cambio con acqua più tenera e fresca; dalle mie osservazioni ritengo però che con gli Sterbai questi trucchetti siano utili, ma solo nel periodo delle piogge! Ogni tentativo di stimolo riproduttivo effettuato al di fuori di tale periodo ha infatti dato esito negativo.

Sono giunto a questa conclusione supportato anche dal fatto che altre persone venute in possesso di C. sterbai in periodi successivi, e nonostante le attenzioni ad essi riservati, non hanno ottenuto nulla. Altre informazioni raccolte da amici ed appassionati che sono riusciti a ottenere delle uova, mi hanno confermato la predilezione del periodo invernale per la riproduzione.

Qui il maschio incalza la femmina da vicino

Ma veniamo ad analizzare più da vicino il colpo di fortuna che ho avuto. La vasca era di 120 L, dove avevo due coppie di Ramirezi in riproduzione (come accennato la sera precedente la riproduzione, gli Sterbai hanno fatto festa con i piccoli Ramirezi!) e i 3 Corydoras. I giochi amorosi sono incominciati nella tarda mattinata, poco prima dell’accensione delle luci, con i maschi che inseguivano senza sosta (sembravano letteralmente impazziti) la femmina. Ad un certo punto, dopo circa un’ora di inseguimenti, la femmina ha ceduto alle avances dei due intrepidi cavalieri: ed è solo quando la femmina accetta il corteggiamento che permette ai maschi (non ha particolari preferenze per il partner) di stringere con una delle loro pinne pettorali la sua bocca: assumendo quindi la classica posizione a T, il maschio emette lo sperma, mentre la femmina espelle da uno a cinque uova che raccoglie nelle proprie pinne ventrali, utilizzate per l’occasione come “manine”.

La cosiddetta posizione a T........ è il momento in cui tutti i Corydoras rilasciano i prodotti sessuali
In questo fortunoso fotogramma si nota come il maschio trattiene con la pinna pettorale il muso e i barbigli della femmina mentre vengono rilasciati sperma e uova

Dopo l’accoppiamento la femmina rimane “intontita” per alcuni secondi; una volta ripresa dall’ “estasi d’amore” incomincia a cercare un substrato idoneo su cui appiccicare le uova che sono incredibilmente adesive: preferibilmente la pagina inferiore delle foglie di piante acquatiche o immediatamente al disotto la superficie dell’acqua. Posti ritenuti, evidentemente, meno raggiungibili da eventuali predatori……….ma ovviamente l’acquario è piccolo e così i Ramirezi hanno reso pan per focaccia.

Una volta fecondate la femmina trattiene tra le pinne ventrali le uova cercando il posto più adatto per appiccicarle

La deposizione ha avuto termine nel tardo pomeriggio, con un numero presunto di uova intorno alle 150, 2/3 delle quali raccolte e poste a schiudere in alcune sale parto (peventivamente modificate con un calza di nylon al fine di impedire la fuga degli avannotti dalle griglie) con un lieve flusso d’acqua dalla vasca grande in entrata.

La femmina cerca e pulisce una superficie adatta per depositare il prezioso carico che ha nelle pinne ventrali: in questo caso la femmina, incalzata dai maschi, ha intelligentemente scelto la pagina inferiore di una foglia di ninfea
Come in questo caso è facile trovare uova di Corydoras sotto le foglie o in luoghi in prossimità di zone con corrente

 

Molte di esse sono state prelevate semplicemente raccogliendo la foglia su cui erano appiccicate, altre invece sono state delicatamente rimosse dai vetri con una lametta: questa è un’operazione da effettuare con cura e precisione chirurgica. Sebbene siano molto dure e adesive, è facile danneggiare le uova durante la raccolta con la lametta. Conscio di questo pericolo, ho proceduto con lentezza e cautela estrema, premendo al limite della rottura la lametta contro il vetro. Con questo stratagemma ho ridotto al minimo i danni alle uova, ottenendo una schiusa quasi completa.

L’accrescimento degli avannotti: lento e pieno di insidie.

Ora avevo le mie uova di Sterbai e nel giro di 3 giorni avevo anche i primi avannotti. Da notare che sebbene deposte nell’arco di una mezza giornata, le ultime uova si schiusero la sera del quarto giorno.

Le uova appena deposte sono bianche/grigio chiarissimo
Dopo circa 36 ore iniziano a diventare marroncino chiaro. Qualora rimanessero bianche per più id un paio di giorni significherebbe che l'embrione all'interno dell'uovo è morto

Ne sgusciarono piccole creature di 4 mm di lunghezza che ad un ingrandimento ravvicinato somigliano a girini trasparenti, a causa di un immenso sacco vitellino. Nel giro di altri 3/4 giorni venne riassorbito il sacco vitellino: ora i piccoli pesci avevano un aspetto alquanto buffo e bizzarro: dotati di baffoni giganteschi e pinne pettorali sproporzionate, potei iniziare a cibarli con razione pantagrueliche di naupli di artemia appena schiusi.

Un uovo dopo 2 giorni: il colore marroncino si accentua segno del buono sviluppo dell'embrione
A circa 80 ore dalla deposizione iniziano le prime schiuse: quei un piccolo sta per sgusciare dall'uovo
Eccolo a fianco del guscio del suo uovo: una nuova vita, un Corydoras sterbai neonato!

Qui sotto un Corydoras sterbai neonato: buffissime palline dotate di codino e velocissimi a fuggire, con baffoni enormi e occhietti simpatici

Una pallina con coda e baffi...........

Nei primi giorni di sviluppo rimangono immobili, nascosti sotto sassi o anfratti e non è raro trovarli nei nostri filtri. Proprio grazie alla loro riservatezza da neonati e al fatto che si muovono quasi esclusivamente di notte, se abbiamo in vasca molti nascondigli ed in assenza di pesci predatori come Scalari, Betta o Ciclidi, è frequente vederli comparire magicamente una volta raggiunto e superato il cm di lunghezza: una bella sorpresa!!!!!

5 mm scarsi: baffi e pinne pettorali appaiono enormi.
Un piccolo di Corydoras sterbai a circa 2 gg di vita
A 72 ore sono quasi pronti per i naupli di artemia: ne dovranno mangiare davvero tante per riuscire a crescere sani e robusti

Nonostante il cibo abbondante, durante i primi 10 giorni ebbi alcune perdite, dovute probabilmente allo spazio ristretto. Trasferii quindi i pesciolini in vaschette da circa 8/10 L, dove crebbero bene per circa un mese; gradatamente portai i valori biochimici da quelli teneri e acidi dell’acquario di provenienza verso valori uguali a quelli dell’acqua di rubinetto. Erano prive di filtro e cambiavo 2 volte al giorno il 30% dell’acqua, che a causa della grande quantità di mangime somministrato, si deteriorava velocemente. Anche qui si presentarono gli stessi problemi rinvenuti nelle sale parto: alcuni pesci dimagrivano e morivano, nonostante le abbondanti somministrazioni di naupli.

Una delle vaschette di circa 8/10 litri dove ho trasferito gli avannotti

Optai per un ulteriore trasferimento in una vasca nuova di una quarantina di L che, a causa della mancanza di spazio, fui obbligato ad allestire in fretta e furia (errore questo che avrei pagato a caro prezzo), a casa di mia nonna (una signora di 80 anni, ormai espertissima acquariofila!!!!).

I 70 avannotti superstiti, a 50 giorni di vita mantenevano una colorazione marroncino tigrata, erano lunghi poco meno di un paio di cm di lunghezza e si nutrivano già avidamente di pastiglie e uova di aragosta surgelate (piccolissime), un ottimo surrogato dei naupli d’artemia, altamente nutritivo ma, purtroppo, anche altamente inquinante. Istruii quindi mia nonna su come nutrire correttamente i piccoli Corydoras.

I piccoli sterbai a circa 6 settimane di vita
A circa 2 mesi lunghi poco meno di un paio di cm, si nutrivano già di uova di aragosta e pastigli per pesci di fondo: lo svezzamento anticipato non fu superato dai più deboli. Grave errore da parte mia

Sfortunatamente anche qui si ripeté il disastro molto probabilmente a causa dello svezzamento anticipato che ha reso ancora più vulnerabili i soggetti più deboli: dopo un primo periodo (un paio di settimane circa) di crescita sana, successivamente si ripresentarono i sintomi di dimagrimento e pinne chiuse. Benché mia nonna seguisse scrupolosamente le mie istruzioni e nonostante i cambi che effettuavo più volte la settimana, evidentemente la vasca era troppo “giovane” per sopportare un tale carico organico, nonostante l’utilizzo di cannolicchi vecchi, densa vegetazione galleggiante e fondo privo di sabbia per facilitarne la pulizia.

Questi giovani pesci reagivano ai trasferimenti prima in modo positivo, a causa dell’ambiente sano e non inquinato; successivamente cadevano preda di protozoi, in particolare da un’analisi al microscopio si evidenziarono delle Trichodine, che si sviluppano tendenzialmente in acque con eccessivo carico organico e attaccano soggetti indeboliti: a tale proposito ha sicuramente giuocato un ruolo negativo la sospensione delle somministrazioni di naupli di artemia, di cui hanno evidentemente risentito molti giovani pesci; un alimento insostituibile nelle prime settimane di vita di tutti gli avannotti e direi fondamentali nei primi 2 mesi di accrescimento per tutti i Corydoras.

Sicuramente la presenza di questi protozoi era dovuta anche alla densità di popolazione, l’ambiente ristretto e le cospicue ed abbondanti razioni alimentari: fattori negativi con cui però ero costretto a far convivere i pesci, a causa dell’impossibilità di utilizzare spazi ulteriori.

Due giovani sterbai: a sinistra un esemplare di circa 3 mesi: evidente la mascherina. A destra un soggetto di 20 gg più vecchio: la mascherina è scomparsa

D’altronde per crescere, questi Corydoras abbisognano di quantità industriali di nutrimento. Quest’ultimo attacco di protozoi uccise una ventina di pesci. Fu dopo questa ultima, cospicua perdita, che, una volta curati con acriflavina e furanici, la cinquantina di superstiti, ormai di dimensioni superiori ai 2 cm e in livrea sub adulta (fra i 2 e 3 mesi di vita il corpo è ancora tigrato ma presentano una simpatica mascherina sugli occhi), furono reintrodotti nella vasca grande, con acqua tenera.

Non so se sia stato il maggiore spazio o i valori dell’acqua (nelle altre vasche infatti vivevano per comodità personale in acqua di rubinetto), fatto sta che qui crebbero ancora, e a 6 mesi di vita, raggiunta una taglia intorno ai 4 cm, assunsero la classica colorazione adulta, ormai abbastanza robusti da non essere più preda di patologie protozoarie; una dozzina di essi vivono da un paio di mesi in una altra vasca dove pH e durezza sono da acqua potabile, quindi medio-alti.

Uno sterbai di 4 mesi: a oltre 3 cm oramai sono veri e rocciosi Corydoras pronti a diventare i Re dei nostri fondali

Considerazioni finali.

Con questi errori ho potuto pertanto evidenziare alcuni elementi che è obbligatorio tenere in considerazione, qualora ci si volesse cimentare nella riproduzione di questi pesci.

In primo luogo si deve valutare l’enorme quantità di mangime che bisogna somministrare agli avannotti per garantire loro una sana e robusta crescita.

Inoltre un grossolano errore si è rivelata la dieta: presumo che la sospensione delle somministrazioni di naupli di artemia sia avvenuta precocemente; lo svezzamento dovrebbe avvenire non prima della comparsa della livrea sub adulta, cioè della mascherina sugli occhi, in pratica intorno ai 2 mesi di vita. E’indubbio che nessun tipo di mangime commerciale o surgelato può sostituire le proprietà nutritive di un nauplio di artemia ed un’interruzione anzi tempo di tale cibo, può avere, come è accaduto al sottoscritto, effetti negativi sugli avannotti, riducendone l’accrescimento e le difese immunitarie.

La seconda osservazione riguarda la particolare sensibilità dei giovani pesci alle condizioni ambientali e ai microrganismi: quindi massima igiene e, possibilmente, durante i primi 2/3 mesi di vita, utilizzare acqua tenera.

La terza considerazione riguarda l’accrescimento: facendo un paragone con i cugini Aeneus, un avannotto di questi ultimi, sebbene di dimensioni lievemente inferiori al momento della schiusa, impiega 2/3 mesi per raggiungere i 3 cm della taglia commerciale; agli Sterbai ne occorrono non meno di 4/5. In considerazione di ciò, empiricamente si potrebbe calcolare per garantire agli avannotti uno sviluppo ottimale, 1 l di acqua per ogni uovo schiuso! Ecco perché sarebbe meglio riprodurre questi pesci in vasche non inferiori ai 50 l.

Queste brevi riflessioni sono però sufficienti a farci capire che allevare Corydoras sterbai sia relativamente impegnativo a livello professionale, ed ecco perché, benchè in commercio si trovino animali di 4 cm nati in cattività , il prezzo rimane fra i più alti del genere Corydoras. 

In ogni caso ora possiedo (anno 2000 ndr) una cinquantina di Corydoras sterbai made in Italy, più che sufficienti, una volta raggiunta la maturità sessuale (presumibilmente non prima dell’anno di vita, guarda caso proprio durante la “stagione delle piogge”) a garantirmi dei riproduttori nostrani, forse più inclini a deporre, speriamo, non solo in inverno.

Spero con questa esperienza di aver dato agli appassionati alcune utili informazioni riguardanti questi bellissimi pesci, veri e unici “signori” dei fondali dei nostri acquari. 

Come al solito per gli appassionati giunti fino a qui nella lettura il premio per la pazienza dimostrata: il video su riproduzione e allevamento di Corydoras Sterbai 😉

https://www.youtube.com/channel/UCD32Fh_kbBaE-pXmlbMGALQ

 

Foto e Testo: © Maurizio Vendramini per Zio Pesce.blog – ogni riproduzione vietata

Bibliografia:

 Dr. Warren E. burgess “Colored Atlas of miniature Catfish” edizioni T.F.H

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