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Ictio life cycle

Ichthyophthirius multifiliis: tra leggende e falsi miti, capirla per evitarla!

Ichthyophthirius multifiliis

Ictio life cycle

 Nella foto sopra ciclo vitale dell’Ictio. 

Indubbiamente la patologia più comune nelle nostre vasche, è anche la più facile da curare data la semplicità di diagnosi e l’efficacia dei vari preparati commerciali facilmente reperibili in qualsiasi negozio specializzato: Ichthyophthirius multifiliis ovvero la “malattia dei puntini bianchi”.

E’ un parassita obbligato che infetta gli epiteli cutanei e branchiali. Il suo ciclo vitale è costituito da 5 stadi:

1)Teronte: la forma libera del parassita, allungata, alla ricerca attiva di un ospite. Quando lo trova ne perfora la mucosa per arrivare alla pelle (una mucosa integra difficilmente viene perforata) e una volta insediatosi fa produrre al pesce una ipersecrezione mucosa percepita dall’occhio umano come il classico puntino bianco.

2)Trofonte: di forma rotondeggiante, incistato nella cute dell’ospite col nucleo a forma di ferro di cavallo visibile con microscopio a pochi ingrandimenti, con movimenti rotatori stacca pezzi di cellule dalla pelle dell’ospite nutrendosi delle stesse e dei liquidi organici che fuoriescono dalle micro ferite (sangue). A questo stadio è inattaccabile dalla maggioranza dei medicinali (ad eccezione del Protazol) poiché incapsulato entro il muco dell’ospite.

3)Tofonte: forma del parassita terminato l’accrescimento alle spalle dei nostri pesci; si stacca e si lascia cadere sul fondo della vasca (ecco perché sifonare aiuta a prevenire le malattie); qui si incista e nell’arco di 20/24 ore si divide attraverso riproduzione asessuata binaria in 500/1000 cellule figlie: i Tomiti.

4)Tomiti: sono le cellule figlie in cui si è replicato il parassita incistandosi sul fondo. Quando fuoriescono assumono la forma di Teronte e chiudono così il ciclo vitale; entro 48 ore devono trovare un ospite, altrimenti muoiono. Sarà perciò sufficiente tenere la vasca senza pesci per 3 o 4 giorni per essere sicuri di aver debellato il parassita.

Per approfondimenti rimandando al seguente link da cui ho estrapolato il disegno del ciclo vitale:

https://sfamjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/lam.12079

Un giovane Orifiamma colpito da Ichthyophthirius multifiliis. In questo caso il sale può aiutare (ma non risolvere) se a oltre 6mg/L

Come rimedio commerciale attuale il Protazol della Sera è indubbiamente il rimedio più efficace. Negli ultimi anni si sono sviluppate forme resistenti ai normali rimedi usati fino al 2010: Blu di Metilene, Verde Malachite, Faunamor, e altri rimedi di comune utilizzo tra gli appassionati sono sovente inefficaci contro le nuova varianti.

Anche il trattamento termico portando la temperatura a 30/31°C (attenzione perché alzando la temperatura si riduce l’ossigeno disciolto e pesci già colpiti possono risentirne pesantemente) è consigliabile ma solo in caso di attacco lieve e in vasche relativamente ben equilibrate; si velocizza così il metabolismo del parassita: questa accelerazione ha un effetto stressogeno nel microorganismo che lo porta ad estinguersi naturalmente; al contempo è  di stimolo al sistema immunitario del pesce ma……con alcuni ceppi questo stratagemma non funziona poiché aumenta la velocità di replicazione e quindi anche l’attacco ai pesci, risultando deleterio in caso di infestazione massiccia; situazione in cui invece sarebbe conveniente diminuire la temperatura per ridurre la replicazione del ciliato e aumentare così anche l’ossigenazione, tanto maggiore quanto la temperatura si abbassa; risulta indispensabile in fase acuta abbinare un rimedio farmacologico.

Isolare i pesci è inutile poiché nel momento in cui noi vediamo un puntino bianco, scommetteteci che avete una vasca in cui decine se non centinaia di Teronti stanno già nuotando alla ricerco di uno dei vostri pesci che sia indebolito.

Il sale non serve a meno che si salga come dose terapeutica a 6/8 g/L per circa una decina di gg, concentrazione a cui non tutti i pesci possono resistere.

Questo Ciliato colpisce esclusivamente pesci stressati: lo stress inibisce il sistema immunitario e riduce lo spessore di muco protettivo lasciando una facile via di accesso alla larva libera dell’Ictio (Teronte) che perfora senza difficoltà questa protezione raggiungendo la pelle del pesce dove si nutrirà di cellule epiteliali, sangue e liquidi organici.

Su un pesce in salute che ha mucosa integra con spessore normale, l’Ictio non riesce a raggiungere la pelle, non riuscirà a nutrirsi e morirà nelle 24/48 ore successive rimanendo inglobato nel muco protettivo!

Ma come fa l’Ictio ad identificare un pesce?

Essendo i Teronti (le forme libere) ciechi e quindi insensibili alla luce, la ricerca riportata dal precedente link ha dimostrato che la mucosa danneggiata (stress, inquinamento, maglie di un retino, morsi di predatori, sbalzi eccessivi di temperatura e di valori……….) e in ricostruzione emette enzimi che vengono individuati dai Teronti che non faticano così a trovare un pesce indebolito, con strato di muco assottigliato e quindi più accessibile.

Se i nostri pesci vengo attaccati dalla “malattia dei puntini bianchi” facciamoci un bell’esame di coscienza: habitat, alimentazione, coinquilini, igiene, ecc…..  possono essere determinanti per impedire totalmente la comparsa di questo fastidioso parassita.

Ricordiamoci soprattutto acqua pulita, alimentazione abbondante e variata 2 o più volte al giorno anche con surgelato e vegetale, cosi come associazione armonica di specie (biologia/etologia) eviteranno una volta per tutte di avere questi sgraditi ospiti in vasca: il migliore baluardo a queste malattie sono proprio i nostri pesci!

Un invito a tutti gli utenti a visionare il seguente video: prevenire le malattie dei pesci.

https://www.youtube.com/watch?v=LaMnCgsJtqg&t=8s

© Maurizio Vendramini per Zio Pesce Blog – ogni riproduzione vietata.

Questo articolo ha 3 commenti

  1. Luca

    Buongiorno e complimenti per l’articolo. Ho sentito dire che l’utilizzo di lampade UV-C può aiutare a debellare questo protozoo, poiché quando si trova nella forma di teronte può venir aspirato dal filtro ed esposto alla luce ultravioletta, con la conseguente morte della cellula. Ha esperienza al riguardo? Lo reputa un metodo valido?

    1. Maurizio Vendramini

      Si può aiutare.
      Personalmente ho usato le UV nel Marino contro il Cryptocarion: ad essere sincero non hanno sortito effetti significativi sui casi gravi, sebbene possano aiutare in determinate situazioni. Necessitano di una manutenzione costante, con relativi costi e non sono se il rapporto costo/beneficio ne valga la pena.
      Dove ho posto attenzione a igiene ed alimentazione questi protozoi difficilmente hanno il sopravvento sui pesci.
      La miglior cura è sempre la prevenzione.
      Inoltre lasciare costantemente pesci in acque “sterilizzate”, che poi non lo sono totalmente e la dimostrazione sono le crescite algali, non li abitua ai patogeni e fa per così dire addormentare il sistema immunitario.

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