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Un esemplare femmina in primo piano

Corydoras aeneus: non pulitori, ma simpatici baffi con le pinne!!!

Come nascono crescono e si riproducono. Un articolo apparso sulla rivista Aquarium una ventina di anni fa. Attuale e sempre di aiuto per conoscere e rispettare meglio questi simpatici “Baffuti” troppo spesso e tristemente relegati a meri oggetti di utilità.

Corydoras: non solo pulitori……. ma molto di più!!!!

Tutto è incominciato durante una cena a casa del mio amico Andrea Varisco.

Parlando come al solito di pesci e ammirando la bellissima vasca olandese che arreda l’appartamento, dal folto della “jungla” ci siamo imbattuti in una femmina di Corydoras aeneus veramente colossale, non tanto per le dimensioni, quanto per la quantità di uova che aveva.

Soffermandoci un istante ad osservare incuriositi, sempre dal folto della vegetazione ne vediamo uscire un’altra con le stesse caratteristiche: ci siamo guardati un attimo negli occhi e da appassionati che siamo non c’è stato bisogno di parole per capire ciò che aveva illuminato le nostre menti: riproduciamoli!!!

Una piccola nota: questa è una vasca dove non si lesina cibo, fattore indispensabile per avere femmine in grado di produrre molte uova; i Corydoras non sono pesci pulitori sebben per comodità di definizione vengano “soprannominati” così, ma pesci che si nutrono (e anche tanto) sul fondo, cosa che non dovremo mai dimenticare se desideriamo mantenere in buona salute questi simpatici e utili amici.

E’proprio la corretta alimentazione degli adulti uno dei segreti per riprodurre con successo questa specie, che sembra essere molto stimolata dalla somministrazione di alimenti altamente proteici come larve nere di zanzara e chironomus.

Ciò è valido non solo per la riproduzione, ma anche per mantenere in buona salute questi pesci che, dobbiamo ricordarlo, si chiamano “pulitori” per il semplice motivo di aver sviluppato un apparato boccale atto a nutrirsi sul fondo di larve ed altri organismi bentonici, e non, come invece vorrebbe la tradizione nazional popolare, di rifiuti o, ancor peggio, di escrementi!

Troppo spesso queste esigenze di cibo vengono sottovalutate e ciò spiega il perché sia frequente che i giovani animali posti in commercio (il cui fabbisogno energetico e notevolmente superiore a quello degli adulti) abbiano delle grosse difficoltà di sopravvivenza nei primi mesi e che, indebolendosi sempre più, cadano vittime di svariate patologie, in particolare protozoi.

Si voleva inoltre ricordare che proprio le specie più economiche e più comuni di Corydoras, (paleatus, e aeneus appunto) raggiungono la taglia commerciale di circa 3 cm in 2 o 3 mesi solamente: ci troviamo di fronte perciò ad animali in piena fase di sviluppo, e che magari fino a qualche settimana prima mangiavano naupli di artemia, dall’ineguagliabile potere nutritivo.

In effetti sembra una battuta comica, ma i Corydoras, al pari di porcellini, grufolano incessantemente il fondale con il loro musetto appuntito adornato di 3 paia di barbigli: organi di senso importantissimi per creature che hanno tendenzialmente abitudini crepuscolari o decisamente notturne. Agli occhi dell’appassionato sembra quasi che non smettano mai di mangiare!

Originario del Sud America.

Diffuso in natura in Venezula e nel bacino amazzonico, fino a La Plata, gli esemplari che ritroviamo in commercio sono tutti pesci provenienti da allevamenti, situati per lo più nella ex Cecoslovacchia  e nel Sud Est asiatico.

La facilità di gestione e la rapidità di crescita ne hanno fatto una fra le specie più diffuse negli acquari domestici.

In natura i Corydoras aeneus vivono in gruppi molto numerosi, ma non fitti; mantengono difatti una minima distanza fra gli altri membri del branco, che consente loro di avere una discreta superficie “personale” ove ricercare nutrimento.

Prediligono i fondali a sabbia fine o melmosi, in acque però non stagnanti, a media o debole corrente e nelle anse riparate nei corsi d’acqua maggiori.

In genere durante il giorno stazionano sui fondali al riparo di ostacoli sommersi, al tramonto tendono a spostarsi anche in acque più basse, dove la presenza di larve di insetti acquatici può risultare più abbondante.

Qui a volte stazionano anche durante il giorno, sebbene la presenza di uccelli predatori possa risultare un potenziale pericolo; un pericolo a cui però i Corydoras oppongono una micidiale arma di difesa: il primo raggio della pinna dorsale e il primo raggio delle pettorali sono rigidi, come spine, e se si viene punti da un esemplare adulto in modo profondo, si ha una sensazione dolorosa simile, sebbene più blanda, a quelle di una puntura di vespa; un’arma che li rende decisamente indigesti!

Questa abitudine a spostarsi su fondali più bassi, spesso conduce molti esemplari, in particolare durante le stagioni delle piogge, a rimanere nelle raccolte di acqua al di fuori dell’alveo fluviale; durante la stagione secca e una volta che i fiumi si ritirano, i pesci rimangono “intrappolati” in queste isole d’acqua, stagnante e spesso povera di ossigeno.

Per sopperire a queste temporanee condizioni avverse, i Corydoras hanno sviluppato un singolare sistema di utilizzo dell’ossigeno atmosferico: posseggono un organo respiratorio sussidiario nell’intestino che permette loro di utilizzare il prezioso elemento direttamente dall’aria; ciò è reso possibile dalla particolare vascolarizzazione dei canali intestinali, i quali assumono l’ossigeno ed eliminano l’anidride carbonica, che verrà poi espulsa a sua volta attraverso l’apertura anale.

Non è raro vedere questi pesci compiere veloci guizzi verso la superficie, a prendere una “boccata d’aria”: qualora la frequenza di questo comportamento fosse eccessiva, potrebbe significare che in vasca non abbiamo una ossigenazione ottimale.

Avendo abitudini prettamente crepuscolari, i loro spostamenti avvengono in particolare di notte, dove non disdegnano di risalire anche correnti relativamente forti.

Infatti al contrario di quello che si potrebbe pensare, i Corydoras sono potenti e vivaci nuotatori e non hanno difficoltà ad affrontare piccole rapide e correnti veloci per cercare nuove fonti di cibo, rappresentate come detto in precedenza, da larve e altri invertebrati bentonici.

In ogni caso è sempre il gruppo che si muove, difficilmente questi pesci si troveranno isolati, ed è una caratteristica che dovremo rispettare anche nelle nostre vasche.

Un pesce che si accontenta di poco.

Possiamo quindi affermare che Corydoras aeneus è un pesce dalle scarse esigenze ambientali, dove i parametri biochimici hanno un’importanza secondaria. Quello che non bisogna dimenticare è che invece hanno bisogno di essere nutriti abbondantemente, in particolare i giovani ma anche gli adulti con particolare attenzione alle femmine, qualora ci volessimo cimentare nella loro riproduzione.

Si adattano senza problemi a qualunque tipo di acquario, possibilmente arredato con fondo scuro costituito da sabbia fine, in cui questi pesci amano grufolare alla ricerca di particelle di cibo.

Da notare che su fondali costituiti da ghiaietto di granulometria superiore ai 2/3 mm, accade di sovente che i preziosi organi di senso che sono i barbigli, possano ferirsi e alla lunga consumarsi, anche a causa di attacchi batterici e protozoari successivi: spesso tra gli interstizi dei sassolini trovano dimora creature microscopiche non proprio amiche; in base ad osservazioni del tutto personali, ritengo che i barbigli vengano distrutti da infezioni secondarie che si sviluppano sui questi organi, anche se un fondo grossolano non sia la sola causa di questa situazione.

Sicuramente la scarsa igiene ed un eccessivo accumulo di sedimento organico sul fondo, unita ad eventuali ferite, contribuisce alla degenerazione dei barbigli.

In molte vasche, benché avessi del normale ghiaietto, non ho mai assistito alla perdita dei barbigli, sebbene sia tassativo per il benessere di questo genere di pesci avere un fondale costituito esclusivamente da Sugar Sand con diametro < 1 mm, dove è anche più semplice mantenere l’igiene.

Per i Corydoras diventa fondamentale avere la possibilità, come in natura, di filtrare la sabbia in cui possono trovare risorse nutritive di vario genere; da un punto puramente utilitaristico la loro azione su fondo di Sugar Sand risulta indispensabile per mantenere un fondo privo di accumuli, sebbene ciò non ci debba esimere dal compiere la nostra manutenzione di routine.

(vedi anche Sistema Sabbia:-  https://ziopesce.blog/sistema-sabbia-new-age-aquarium/  

canale You Tube –  https://www.youtube.com/watch?v=hXOqdrP2-Us )

E’ nelle vasche di vendita in cui non sempre si ha modo di avere la dovuta attenzione all’igiene (ma anche in quelle di molti appassionati biricchini) dove a prescindere del fondo, a causa di batteriosi e parassitosi ho assistito in molti casi ad a una regressione nella lunghezza di questi organi di senso, che in taluni esemplari, avendo raggiunto un punto di non ritorno, non sono mai più ricresciuti.

Se invece si riesce ad interrompere un po’ prima questo processo di degenerazione, nel momento in cui i margini della bocca risultino intatti e siano presenti gli apici dei barbigli, è quasi sicura la ricrescita dei baffoni!

Ritornando all’arredamento, è doveroso fornire a questi simpatici ospiti alcuni ripari dove amano sostare durane il giorno: legni, cocci di vasi, gusci di noci di cocco e persino mattoni forati; in questi anfratti scuri, riposano tranquilli, sempre pronti a rimettersi in movimento non appena una qualunque particella odorosa captata dai loro sensibilissimi barbigli segnali loro la presenza di cibo.

Sono invece da evitare pietrisco o rocce di lava che sono ruvidi e sui quali i pesci si possono ferire o altri componenti accuminati o abrasivi.

Le piante, sempre indispensabili per un ecosistema equilibrato, dovrebbero avere foglie grandi, su cui amano anche deporre le uova: Microsorium, Anubias, Echinodorus, oltre alle classiche a crescita rapida per stabilizzare l’ecosistema: Limnophila su tutti.

Naturalmente anche in acquari “olandesi” gli Aeneus si trovano a meraviglia, sebbene a volte possano sradicare piante esili o che non abbiano attecchito perfettamente a causa di carenze di luce o nutrienti.

Ho avuto Aeneus su prato di Hemianthus callitrichoides senza alcun problema: i Cory ficcavano il musino tra gli esili steli senza danneggiare piante già radicate e contribuendo a rimuovere il sedimento in eccesso.

La vaschetta di 12 L dove ho trasferito in un primo momento I Corydoras presi da frenesia riproduttiva: avevo ancora del ghiaietto poichè la riproduzione era imprevista. Successivamente ho sempre e solo usato Sugar Sand >1 mm.

La riproduzione: non è sempre così facile.

In genere ottenere la riproduzione di questi simpatici pesci non è difficile, sebbene in alcune circostanze non sia un evento certo e matematico nonostante si seguano scrupolosamente le informazioni biologiche relative.

Sicuramente, come per altri Corydoras un ruolo fondamentale lo giuoca il cibo: sostanzioso e soprattutto abbondante, costituito possibilmente da larve di zanzara e di chironomidi.

I Corydoras aeneus depongono facilmente anche in vasca di comunità, ma per avere una riproduzione razionale e soprattutto per avere una prole numerosa, occorre isolare i riproduttori.

A questo scopo ho utilizzato una vaschetta da una dozzina di l (a casa mia lo spazio è tiranno) munita di un piccolo filtro (che verrà mantenuto attivo al minimo una volta nati gli avannotti).

In questo acquario arredato con sabbia fine e un paio di Anubias su tronco, sono stati introdotti 3 maschi e una femmina. L’acqua era quella di rubinetto (di Milano) e aveva i seguenti valori: pH 7.8; GH 15.

 

NOTA: i valori di acqua del rubinetto di Milano sopra menzionati sono indicativi di quelli massimi utili al loro allevamento, sarebbe meglio rimanere su pH neutro e durezza media.

IL gruppo di Corydoras che ho trasferito in fretta e furia nella vaschetta che non era approntata al meglio avendo ghieietto

Alimentati abbondantemente per circa una decina di giorni esclusivamente con surgelato, la femmina aveva visibilmente aumentato il gonfiore addominale, segno evidente della maturazione di un gran numero di uova.

A questo punto si è provveduto ad effettuare il famoso cambio con acqua fresca e tenera, che sarebbe stato sicuramente di stimolo alla deposizione, dato che in natura i Corydoras si riproducono nella stagione delle piogge con acqua quindi più fresca e, in quanto piovana, ovviamente priva di sali minerali.

NOTA: sebbene quasi tutti i Corydoras in commercio siano nati in cattività spesso è l’autunno/inverno la stagione migliore per riprodurre gli appartenenti al genere; evidentemente percepiscono ancestrali richiami su pressione atmosferica o altre caratteristiche meteorologiche.

Un maschio trattiene tra le pettorali il muso della femmina: la posizione a T. In questo momento vengono espulsi i prodotti sessuali

In riproduzioni successive ho osservato però che il cambio d’acqua può essere effettuato anche con normale acqua di rubinetto a temperature inferiori rispetto a quelle di mantenimento, che nel caso specifico della riproduzione dovrebbe essere intorno ai 26/28°C.

Se siamo fortunati (infatti pur con tutti questi accorgimenti, non è detto che i pesci vadano in amore), la mattina seguente vedremo i maschi letteralmente impazziti all’inseguimento della femmina. In genere si inseriscono più maschi che femmine, sebbene sia sufficiente, qualora si abbiano riproduttori affiatati e già “provati”, una coppia sola.

L’accoppiamento avviene allorquando un solo maschio riesce a stringere fra una delle sue pinne pettorali i barbigli della femmina assumendo la classica posizione a T: a questo punto i due sono bloccati e nessun altro pesce potrà inserirsi in questa fase. La fecondazione dura alcuni secondi in cui il maschio, vibrando, rilascia lo sperma e la femmina, praticamente immobile, deposita le uova (circa 25 per ogni atto sessuale) nella tasca creata dalle sue pinne ventrali raccolte a mo’ di “manine”. Una volta terminato il rilascio dello sperma, la femmina rimane intontita per diversi secondi, dopo i quali incomincia a cercare un substrato idoneo ad appiccicare le uova, veramente molto adesive.

Il gruppo di riproduttori: notare la femmina con le uova tra le pinne ventrali
Le uova tra le ventrali della femmina che sta sciegliendo la superficie più adatta per apiccicarle: non di rado i vetri dell'acquario

I substrati prescelti sono le superfici lisce di foglie abbastanza grandi e frequentemente i vetri stessi dell’acquario. Dai vetri, le uova possono essere rimosse senza danni irreparabili, solo con l’ausilio di una lametta e con un’azione estremamente delicata e precisa; ciò si rende indispensabile allorquando la riproduzione avvenga in vasca di comunità.

In questo link dedicato alla riproduzione di Corydoras napoensis, si possono osservare le modalità di raccolta delle uova dal vetro:

 https://www.youtube.com/watch?v=i2S7BT5XGtw

Della vasca da riproduzione, una volta terminati gli atti riproduttivi, si devono rimuovere i riproduttori perchè non esiterebbero a banchettare con le proprie uova.

La femmina mentre sta posizionando le uova sulla superficie prescelta

Una singola femmina adulta di medie dimensioni può arrivare a deporre tra le 300 e le 400 uova; da notare che il 30/40% della covata può rimanere imbiancato; una cosa osservata di frequente e alla quale, dato l’alto numero di uova deposte per i miei scopi, non ho mai provveduto a ricercarne la causa specifica, ipotizzando che durante i focosi accoppiamenti di questi pesci molte uova rimanessero infecondate e destinate quindi ad imbiancarsi; o magari che alcuni valori biochimici non fossero ottimali o ancora che la carica batterica in acqua fosse eccessiva: non uso mai prodotti chimici disinfettanti in vasca di riproduzione ma gli Aeneus depongono moltissime uova e anche lo sperma viene espulso in gran quantità.

Tutto questo materiale organico può diventare fonte di una elevata proliferazione microbica e produrre “muffe” sulle uova (anche su quelle vitali) soprattutto in vasche piccole o con filtrazione scarsa, sebbene sulle uova imbiancate nelle mie vasche non ci sia mai stata comparsa di miceti (Saprolegna, cioè i batuffoli cotonosi, la cosiddetta “muffa”).

Per nostra fortuna le uova sono così abbondanti (soprattutto se si utilizzano svariati riproduttori) che ci permetteranno di avere comunque una prole numerosa.

Un gruppo di uova su vetro: alcune sono imbiancate segno di mancata fecondazione o di embrione morto
Le uova a 24 ore iniziano a diventare marrone chiaro, segno dello sviluppo dell'embrione

Schiuderanno nell’arco di 3 o 4 giorni: questa indicazione di tempo non è una media, bensì i tempi effettivi di schiusa di uova deposta nel medesimo momento: quando alcuni avannotti stanno già cominciando a riassorbire il sacco vitellino (che verrà totalmente assorbito nei 3 giorni successivi la schiusa), altri fratelli vengono alla luce.

I Corydoras appena nati sono fra le creature più buffe che si possano osservare: letteralmente palline (hanno un gigantesco sacco vitellino) munite di piccolissimi occhietti, pinne pettorali come ali e baffoni decisamente sproporzionati alle loro dimensioni; in questa fase assomigliano più a mini-girini (non raggiungono nemmeno il mezzo cm) che a pesci.

Due gemellini appena sgusciati dalle uova
Giusto per capire quanto sono grandi appena nati e a forma di........... pallina 🙂

Fortunatamente gli avannotti si nutrono da subito di naupli di artemia appena schiusi, e se si desidera riuscire a mantenere una nutrita schiera di neo-Corydoras, le razioni dovranno essere abbondanti e frequenti.

In una prima deposizione ho perso l’80% della covata per questo errore, sottovalutando imperdonabilmente le esigenze nutritive di questi pesci.

Corydoras aeneus a 24 ore di vita
Un giovane Aeneus di 40 gg

Particolarmente sensibili alle condizioni igieniche dell’acqua, necessitano di cambi frequenti, indispensabili in considerazione delle grandi quantità di cibo che devono essere somministrate.

Una dieta errata nelle prime settimana, soprattutto se gli avannotti sono numerosi, rende vulnerabili queste piccole creature a fungosi e attacchi protozoari devastanti. Solo una frequente e abbondantissima dieta a base di naupli di artemia, associati a cambi parziali quotidiani, garantiscono una veloce e sana crescita dei Corydoras.

Un passaggio troppo rapido a cibi commerciali, potrebbe portare forme di rachitismo e una crescita stentata.

Una banda di Corydoras aeneus: i più piccoli non hanno ancora 3 mesi. In ottima compagnia di Corydoras paleatus e Tanichthys albonubes

E’solo quando hanno raggiunto i 2 cm di lunghezza e i 2 mesi di vita che possiamo passare allo svezzamento, senza sottovalutare mai che sono animali in fase di crescita e dalla perenne necessità di nutrimento. A questa età hanno anche variato la livrea, che da maculata, comincia ad assumere la classica colorazione marroncina della specie.

A 3 mesi raggiungono i 3 cm e la taglia commerciale.

Non dimentichiamoci quindi allorquando acquistiamo piccoli Corydoras nei negozi, che sono ancora quasi “neonati” e che “devono” mangiare ancora tanto, per crescere bene e darci tante soddisfazioni.

Anche qui una femmina di Corydoras aeneus
Una bella femmina e al suo fianco in secondo piano un maschio

NOTA: le stesse indicazioni biologiche valgono anche per il cugino più rustico e “Argentino” del Corydoras aeneus: Corydoras paleatus, forse ancora più facile da riprodurre, che predilige possibilmente acque più fresche.

Il cugino argentino: Corydoras paleatus ama acque più fresche

C’è anche chi afferma che sia sopravvissuto sotto al ghiaccio in laghetti all’aperto!!!!!! Meditate gente meditate, soprattutto chi ha Pond esterni 😉

Bibliografia:

Mergus – Atlante di Aquarium – Ed: Primaris

Acquario tropicale d’acqua dolce – Editoriale Olimpia

Foto e Testo: © Maurizio Vendramini per Zio Pesce.blog – ogni riproduzione vietata

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